Spazio
Scoperto un oggetto cosmico mai «osservato» prima all’interno della Via Lattea
L’anomalia potrebbe dimostrare l’esistenza di una sottofamiglia di pulsar finora sconosciuta oppure essere prodotta appunto da una magnetar, una stella di neutroni caratterizzata da campi magnetici molto intensi
Un raro, anzi, per ora, unico corpo celeste è stato scoperto nella nostra galassia, la Via Lattea, a una distanza di circa 4mila anni luce dalla Terra; si tratta di uno strano “oggetto pulsante”, con un fortissimo campo magnetico che emette un’intensa radiazione, ruotando su se stesso tre volte l’ora, con un periodo precisissimo di 18 minuti e 18 secondi per ciascuna rotazione.
È diverso dalle altre pulsar, stelle di neutroni particolarmente piccole e dense che, però, ruotano molto più rapidamente; insomma, è qualcosa di mai visto prima.
La scoperta, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, è stata effettuata da una squadra di astrofisici australiani dell’International Centre for Radio Astronomy Research (ICRAR) di Perth mentre monitorava le onde radio presenti nella Via Lattea. In particolare, è stato uno studente, al lavoro sulla sua tesi di laurea, a osservare per primo il corpo celeste.
Gli scienziati s’interrogano circa la natura di questo singolare inquilino galattico; tra le ipotesi un diverso tipo di stella di neutroni o una cosiddetta nana bianca, una stella morente che è “collassata” su se stessa e pian piano si sta spegnendo e raffreddando. Studi e indagini continuano ma, almeno per il momento, l’anomala sorgente cosmica resta avvolta nel più assoluto e affascinante mistero.
Solar Orbiter passa per la seconda volta nella coda di una cometa
La sonda spaziale di Esa e Nasa Solar Orbiter, progettata per studiare il Sole, nei giorni intorno al 17 dicembre 2021, è passata, per la seconda volta nel corso della sua missione, attraverso la coda di una cometa, raccogliendo con i suoi strumenti dati scientifici e immagini. Ne dà notizia un articolo online dell’Esa.
L’incontro con la C/2021 A1 Leonard, ampiamente previsto dagli astronomi dell’University College di Londra, ha permesso di acquisire informazioni sulle particelle e sul campo magnetico presenti nella coda della cometa. Ciò consentirà di studiare il modo in cui la cometa interagisce con il cosiddetto “vento solare”, una scia di particelle e onde magnetiche che ha origine dal Sole e attraversa il Sistema solare.
Il passaggio attraverso la coda della cometa Leonard, scoperta da Gregory J. Leonard dall’Osservatorio di Monte Lemmon il 3 gennaio 2021, era stato previsto da Samuel Grant, un ricercatore del Mullard Space Science Laboratory dell’University College di Londra; ha adattato un programma per computer già esistente che confrontava le orbite dei veicoli spaziali con quelle delle comete, includendo gli effetti del vento solare e la sua capacità di modellare la coda di una cometa.
“L’ho applicato alla cometa Leonard e a Solar Orbiter con alcune ipotesi sulla velocità del vento solare – ha spiegato – e ho riscontrato che ci sarebbe stato un incrocio tra le traiettorie”.
Al momento dell’incontro, Solar Orbiter era relativamente prossima alla Terra, visto che il 27 novembre 2021 si era avvicinata per la manovra di fionda gravitazionale che l’ha messa in rotta per il suo avvicinamento al Sole, previsto per il mese di marzo 2022. Il nucleo della cometa si trovava a 44,5 milioni di chilometri di distanza, vicino al pianeta Venere, ma la sua coda si estendeva attraverso lo Spazio fino all’orbita terrestre e oltre.
Finora, il miglior rilevamento della coda della cometa dalla sonda Solar Orbiter è arrivato dalla suite di strumenti Solar Wind Analyzer (SWA). Il sensore di ioni pesanti (HIS) ha misurato chiaramente atomi, ioni e persino molecole attribuibili alla cometa piuttosto che al vento solare. Ha rilevato ioni di ossigeno, carbonio, azoto molecolare e molecole di monossido di carbonio, anidride carbonica e anche acqua.
“A causa della loro piccola carica, questi ioni sono tutti chiaramente di origine cometaria”, ha spiegato Stefano Livi, Lead Investigator di SWA-HIS del Southwest Research Institute, Texas.
Quando una cometa si muove nello Spazio, tende a creare una sorta di “drappeggio” nel campo magnetico solare attorno ad essa. Questo campo magnetico è trasportato dal vento solare e il “drappeggio” crea delle discontinuità in cui la polarità del campo magnetico cambia bruscamente da nord a sud e viceversa.
I dati del magnetometro (MAG) di Solar Orbiter suggeriscono effettivamente la presenza di questo “drappeggio” del campo magnetico ma sono opportune analisi più approfondite.
Però non è tutto; oltre ai dati sulle particelle, Solar Orbiter ha acquisito anche immagini.
Il coronografo italiano Metis ha fotografato il lontano nucleo della cometa, sia nel visibile sia nell’ultravioletto. Queste immagini ora saranno processate dalla suite di strumenti della sonda.
“Le immagini della luce visibile possono suggerire la velocità con cui la cometa espelle la polvere, mentre le immagini ultraviolette possono fornire la velocità di produzione dell’acqua”, ha concluso Alain Corso, co-ricercatore di Metis presso il CNR-Istituto di Fotonica e Nanotecnologie di Padova.
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