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Cybersicurezza

Cyberattacchi e fabbriche ferme, il nuovo rischio dell’Industria 4.0

Nel manifatturiero moderno gli attacchi informatici fermano più delle avarie meccaniche. La cybersecurity diventa una leva strategica per garantire continuità operativa, resilienza e competitività industriale

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L'importanza della sicurezza informatica per l'industria 4.0
L'importanza della sicurezza informatica per l'industria 4.0 (© Depositphotos)

Nell’immaginario collettivo, una fabbrica si arresta per un guasto meccanico o una catena di montaggio difettosa. La realtà del manifatturiero moderno è ben diversa: oggi la produzione si blocca sempre più spesso a causa di attacchi informatici. Un singolo incidente cyber può fermare interi stabilimenti, paralizzare la supply chain e minare la fiducia di clienti e investitori.

Come sottolinea Tony Anscombe, Chief Security Evangelist di ESET, l’innovazione industriale non può più essere separata dalla cybersecurity: senza protezioni adeguate, la trasformazione digitale si trasforma rapidamente in un fattore di rischio sistemico.

Tony Anscombe, Chief Security Evangelist di ESET

Tony Anscombe, Chief Security Evangelist di ESET

Dai colossi globali alle PMI: nessuno è davvero al sicuro

I casi recenti nel settore automotive sono emblematici. Stellantis ha confermato una violazione dei dati, mentre Jaguar Land Rover ha dovuto sospendere la produzione per oltre un mese dopo un attacco ai sistemi IT. Se realtà multinazionali con budget e strutture avanzate subiscono conseguenze così gravi, l’impatto su una PMI manifatturiera può essere devastante.

Team IT ridotti, infrastrutture datate e scarsa capacità di risposta rendono molte imprese italiane un bersaglio ideale. La cybersecurity non è più una questione dimensionale, ma di preparazione e visione strategica.

Dalla compliance alla resilienza digitale

Per anni la sicurezza informatica è stata affrontata come un semplice adempimento normativo. Oggi questo approccio non è più sufficiente. Nel settore manifatturiero, l’85% delle violazioni deriva da phishing, intrusioni mirate o software compromessi: minacce che aggirano facilmente le difese minime richieste dalla legge.

La vera svolta è culturale. La cybersecurity deve entrare nel governo d’impresa, al pari della sicurezza sul lavoro o della qualità produttiva. Le domande chiave non sono più tecniche, ma manageriali:

  • Quanto fermo produttivo può sostenere l’azienda?
  • Quale valore ha la proprietà intellettuale esposta?
  • Qual è il livello di rischio accettabile?

Tecnologie longeve, vulnerabilità crescenti

Molti stabilimenti industriali operano con sistemi progettati per durare decenni. Tuttavia, longevità non significa sicurezza. Sistemi operativi non supportati, protocolli obsoleti e firmware non aggiornati ampliano la superficie d’attacco.

Per le PMI, la scelta tra aggiornare o rimandare non è solo economica: il costo di un cyberattacco supera spesso quello della modernizzazione. La tecnologia obsoleta, da risorsa, diventa così il principale punto debole.

Dove colpiscono davvero gli attaccanti

Nonostante l’attenzione sull’OT e sull’Industria 4.0, l’IT resta la principale porta d’ingresso. Email di phishing, credenziali rubate e software di terze parti compromessi sono i vettori più comuni. I produttori sono particolarmente esposti perché:

  • Non possono permettersi fermi macchina, soprattutto in logiche just-in-time;
  • La supply chain è interconnessa, e una vulnerabilità si propaga rapidamente;
  • Le risorse IT sono limitate, soprattutto nelle PMI;
  • La proprietà intellettuale è un obiettivo ad alto valore per cybercriminali e attività di spionaggio.

Costruire una base IT/OT davvero resiliente

Una strategia efficace deve adottare un approccio prevention-first, andando oltre la semplice reazione agli incidenti. Secondo Tony Anscombe, la resilienza nasce dall’anticipazione delle minacce, non dalla loro gestione post-evento.

Gli elementi chiave includono:

  • Threat intelligence operativa, basata su scenari reali;
  • Monitoraggio continuo di endpoint, server, cloud e OT;
  • Segmentazione dei sistemi e controllo degli accessi, con MFA e gestione delle identità;
  • Vulnerability management automatizzato, inclusi patch e firmware;
  • Backup offline e procedure di ripristino testate, per neutralizzare l’impatto del ransomware.

XDR e MDR: la sicurezza enterprise alla portata delle PMI

La protezione endpoint tradizionale non basta più. Le piattaforme XDR (Extended Detection and Response) consentono di unificare rilevamento e risposta su più livelli, offrendo una visione completa delle minacce. Integrate con servizi MDR (Managed Detection and Response), permettono anche alle PMI di disporre di sorveglianza 24/7, senza dover creare un SOC interno.

Il risultato è meno punti ciechi, tempi di risposta più rapidi e continuità operativa garantita.

Cyber resilienza: un asset strategico, non un costo

I cyberattacchi non sono eventi astratti, ma costi operativi concreti. Secondo il Cost of a Data Breach Report 2025 di IBM, una violazione nel settore industriale costa in media circa 5 milioni di dollari. Ma il danno maggiore è spesso indiretto: produzione interrotta, contratti persi, reputazione compromessa.

Considerare la cybersecurity come rischio di business significa proteggere crescita, solidità finanziaria e competitività. Nell’Industria 4.0, le fabbriche più evolute non saranno solo le più automatizzate, ma le più cyber-resilienti. L’innovazione senza sicurezza non è progresso: è esposizione al rischio.

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