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Tra paura e curiosità, il rapporto degli italiani con le criptovalute

L’Italia è curiosa sulle criptovalute ma resta cauta. Interesse crescente, motore è la curiosità, ma ostacolano volatilità, truffe e scarsa conoscenza. C’è potenziale nel Web3 e NFT, ma serve più educazione per sbloccare il futuro digitale

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Criptovalute
Criptovalute (© WorldSpectrum - Pixabay)

In un panorama digitale in costante evoluzione, l’interesse degli italiani per le criptovalute continua a crescere, sebbene sia accompagnato da diffidenza, scarsa familiarità e timori legati alla volatilità del mercato. Secondo un recente studio globale di Consensys, il 21% degli italiani ha già avuto contatti con le valute digitali e il 27% intende investirci entro l’anno. Tuttavia, permangono ostacoli culturali e informativi che ne rallentano l’adozione su larga scala.

Interesse in aumento

Tra le ragioni che spingono gli italiani verso le criptovalute, il 31% dichiara che la curiosità è il primo motore della scelta. Seguono la diversificazione del portafoglio (14%) e la ricerca di guadagni a breve termine (12%). Nonostante ciò, solo l’11% della popolazione detiene attualmente criptovalute, con una maggioranza costituita da giovani tra i 18 e i 34 anni.

Barriere all’adozione: volatilità, truffe e scarsa conoscenza

Le principali resistenze all’investimento sono legate alla percezione di un mercato “troppo rischioso” a causa della volatilità (60%), delle truffe (54%) e della scarsa conoscenza operativa (41%), con molti che affermano di “non sapere da dove cominciare”. L’Italia si mostra più cauta del resto del mondo: il 79% di coloro che conoscono le criptovalute non le ha mai acquistate, un dato superiore alla media globale.

Immaginario collettivo tra speculazione e futuro del denaro

L’associazione mentale degli italiani alle criptovalute evidenzia un forte scetticismo: i tre concetti chiave più citati sono “speculazione”, “alternativa al sistema finanziario tradizionale” e “truffe o phishing”. All’estero, invece, prevalgono definizioni più orientate all’innovazione, come “il futuro del denaro” e “il futuro della proprietà digitale”.

Gap tecnologico

Solo il 12% degli italiani ha familiarità con il Web3 e la comprensione della decentralizzazione è limitata. Questo frena la percezione dei vantaggi che blockchain e DeFi potrebbero apportare a settori bancari, infrastrutture pubbliche e servizi sociali. Sebbene il 50% degli italiani non si fidi pienamente delle istituzioni finanziarie tradizionali, lo stretto legame tra blockchain e sicurezza dei dati rimane poco chiaro. Solo il 35% riconosce un potenziale miglioramento dei sistemi esistenti grazie ai sistemi decentralizzati.

Sicurezza, dati e impatto ambientale

La percezione della sicurezza dei dati online è scarsa: soltanto il 28% si fida di come il Web gestisca identità e dati. Inoltre, il 58% teme il potere delle aziende centralizzate, segnalando un bisogno latente di alternative. Permangono, tuttavia, dubbi sull’impatto ambientale delle criptovalute: il 37% considera questa tecnologia non eco-sostenibile, ignorando gli sforzi di miglioramento delle reti come Ethereum, ora molto più sostenibile di Bitcoin.

NFT, innovazione e prospettive di crescita

Gli NFT guadagnano visibilità: il 25% degli italiani sa cosa siano, ma solo il 20% di chi li conosce ne possiede uno. Il 32% valuta di acquistarli entro 12 mesi. L’interesse c’è, ma la carenza di educazione e la difficoltà nel comprendere i vantaggi rimangono ostacoli significativi.

Il punto di vista di Consensys: colmare il divario educativo

Joseph Lubin, co-fondatore di Ethereum e CEO di Consensys, sottolinea l’importanza della blockchain e della decentralizzazione nel migliorare privacy, fiducia e trasparenza nella gestione dei dati. L’obiettivo è guidare la prossima ondata di utenti verso un uso consapevole delle criptovalute, innescando una trasformazione positiva della società e della finanza.

Opportunità, sfide e futuro

Il mercato italiano delle criptovalute è sospeso tra entusiasmo e prudenza. Da un lato, la curiosità e la diffidenza convivono; dall’altro, si intravede il potenziale di un ecosistema decentralizzato in grado di offrire maggiore autonomia e fiducia. Il cammino passa attraverso l’educazione, la semplificazione degli strumenti e la comunicazione chiara, per far sì che l’Italia colga appieno l’opportunità del futuro digitale.

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