Cybersicurezza
Truffe sul web, scacco matto alla sicurezza su WhatsApp e Telegram
Le truffe online migrano verso WhatsApp e Telegram, ma Meta resta la fonte primaria (54%). In Italia spicca Telegram (50%) per job scam. Revolut invita le piattaforme a intervenire e condividere i costi di rimborso

La lotta alle truffe online si fa sempre più complessa: secondo l’ultimo rapporto di Revolut, la percentuale di frodi migrate verso piattaforme di messaggistica crittografata è in forte crescita. Se da un lato Meta (Facebook, Instagram, WhatsApp) rimane ancora la principale fonte di truffe a livello globale, i criminali stanno ora puntando sempre di più su WhatsApp e Telegram. E in Italia, i numeri assumono una connotazione ancora più preoccupante.
L’egemonia di Meta e il suo terzo primato consecutivo
I dati del rapporto evidenziano che Meta rappresenta ancora il 54% di tutte le truffe segnalate, un triste primato che si protrae per il terzo periodo di rendicontazione consecutivo. Facebook, in particolare, è la piattaforma preferita dai truffatori, con il 28% dei casi di frode globali.
Revolut, fintech globale con oltre 50 milioni di clienti, sottolinea come le piattaforme del gruppo Meta continuino a dominare questa poco invidiabile classifica, dimostrando che le misure messe in atto per prevenire le frodi online non sono ancora sufficienti a invertire la tendenza.
Il passaggio alle app crittografate: WhatsApp e Telegram
Uno dei dati più significativi è la rapida crescita delle frodi su WhatsApp e Telegram. Secondo il rapporto, queste due piattaforme di messaggistica crittografata hanno raggiunto complessivamente il 39% delle truffe segnalate. WhatsApp ha registrato un incremento del 67% nei casi di truffa rispetto alla prima metà del 2024, mentre Telegram ha visto un aumento addirittura del 121%, dimostrando come i criminali informatici stiano sfruttando la percezione di “sicurezza” garantita dalla crittografia end-to-end.
In Italia, il 50% dei casi di truffa è stato segnalato su Telegram, mentre WhatsApp rappresenta il 23% dei raggiri totali. Una tendenza che colloca il nostro Paese in cima alle statistiche europee per l’uso di queste piattaforme a fini fraudolenti.
Le truffe sono vietate dai termini di servizio di Telegram e vengono rimosse dai moderatori ogni volta che vengono scoperte. I moderatori dotati di strumenti di apprendimento automatico e intelligenza artificiale personalizzati rimuovono milioni di contenuti dannosi ogni giorno.
Le tipologie di truffe più diffuse
Malgrado la progressiva evoluzione delle tattiche dei truffatori, alcune categorie di frodi continuano a primeggiare:
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Truffe sugli acquisti: ancora la forma di inganno più diffusa. In Italia, però, rappresentano solo il 26% del totale – la percentuale più bassa in Europa. Questi raggiri avvengono principalmente su Facebook (26%) e Ticketmaster (23%);
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Job scam (truffe sulle offerte di lavoro): l’Italia è al primo posto in Europa con il 52% dei casi totali, prevalentemente su Telegram (71%) e WhatsApp (23%);
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Truffe sugli investimenti: si attestano attorno al 13%, in linea con altri Paesi europei, ma in Italia avvengono soprattutto su WhatsApp (31%).
Come si difendono le fintech e la richiesta di azioni più incisive
Revolut ribadisce di aver già impedito oltre 710 milioni di euro di potenziali frodi solo nel 2024. Le misure messe in campo includono:
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Chiamate in-app per segnalare immediatamente sospette frodi di impersonificazione;
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Sistemi di rilevamento delle frodi basati sull’AI in tempo reale;
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Limiti di transazione e autenticazione biometrica;
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Risorse educative per informare i consumatori sui rischi più comuni.
Tuttavia, l’azienda sottolinea che gli istituti finanziari da soli non possono arginare il fenomeno delle truffe sui social media. Per questo, Revolut chiede ai giganti del tech e dei social di:
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Rimuovere in modo proattivo i contenuti truffaldini.
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Verificare inserzionisti e creatori di contenuti.
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Condividere il rimborso per le vittime di frode che ha origine sulle loro piattaforme.
Secondo Woody Malouf, Head of Financial Crime di Revolut, “l’inazione delle piattaforme di social media non è solo negligente, ma rappresenta un vero e proprio fattore abilitante della criminalità finanziaria”.
La strada verso una maggiore cybersicurezza
La crescente professionalizzazione dei truffatori e il loro utilizzo di app crittografate dimostrano quanto sia urgente un’azione coordinata tra aziende tecnologiche, social network, forze dell’ordine e istituti finanziari. In un contesto in cui i criminali affinano le loro tattiche sfruttando la fiducia delle persone in piattaforme percepite come “sicure”, è fondamentale che chi fornisce questi servizi si assuma la responsabilità di proteggere i propri utenti.
Le truffe, d’altronde, non sono solo numeri, ma rappresentano persone reali, perdite economiche e violazioni della fiducia. E finché le grandi piattaforme non metteranno in campo misure radicali, i consumatori resteranno l’anello debole di questa catena criminale in continua evoluzione.
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