Fintech
Finanza alternativa: la chiave del successo per le PMI in un mercato post covid
Le piccole e medie imprese (PMI), particolarmente colpite nell’accesso ai crediti bancari nel periodo post-Covid, stanno progressivamente rivolgendo lo sguardo al fintech e alle alternative finanziarie
Per le esigenze di cassa e di investimento delle imprese, non sempre il credito bancario è la soluzione. Ci sono casi in cui fattori quali il tempo e la flessibilità sono la chiave. E dunque l’eccessiva burocrazia e i tempi lunghi della finanza tradizionale non funzionano. Parliamo di esigenze diverse: finanziare la crescita in un mercato nascente; superare lo shortage di componenti elettronici ottenendo rapidamente e in maniera flessibile la liquidità necessaria ad accaparrarsi le poche scorte disponibili; far fronte ai rincari delle materie prime grazie a liquidità aggiuntiva che non appesantisca il debito. Le pmi, le più penalizzate nell’erogazione dei crediti bancari nel post Covid, guardano sempre più all’offerta del fintech, nelle sue varie forme.
È andata così per tre aziende le cui storie vogliamo raccontare: Walls, che da Novara sta rivoluzionando l’edilizia residenziale con componenti preformati e un inedito modello di business integrato; Elastomers Union, impresa bolognese che opera nella nicchia dei fluoroelastomeri (che vengono usati per le guarnizioni nell’industria aerospaziale o meccanica, o nei cinturini per orologi sportivi di alta gamma); e la milanese Abohtech che, grazie a rapporti consolidati con l’Est Asiatico, è partner delle industrie italiane nel reperimento di materie prime e componenti sempre più scarsi, nella filiera elettronica e del fotovoltaico. Grazie alla finanza alternativa queste realtà non solo hanno superato un momento di impasse ma sono riuscite a crescere guadagnando un vantaggio competitivo rispetto ai peer.
Un nuovo credit crunch: le aziende alle prese con problemi di liquidità
I numeri pubblicati dalle diverse fonti di riferimento mostrano con chiarezza che le imprese italiane, nella crisi di liquidità innescata dal Covid, hanno trovato un alleato digitale. Non a caso le piattaforme italiane, con la loro offerta di prodotti snelli e accessibili da remoto e adatti anche alle micro imprese, hanno sperimentato un vero e proprio boom negli ultimi tre anni. Sia sul fronte degli investimenti di vc, cresciuti del 240% nel solo 2022 rispetto al 2021 (a quota 882 milioni di euro, secondo l’Osservatorio di PwC), sia sul fronte dell’erogato, con i finanziamenti alle imprese che hanno superato nei primi sei mesi dello scorso anno i 2 miliardi di euro con un aumento del 49% rispetto a giugno 2021.
Una crescita esponenziale che continua perché nel contempo le banche, concluso il Temporary Framework che alleggeriva le regole sugli accantonamenti prudenziali e rendeva più facile prestare denaro grazie alle garanzie, hanno stretto nuovamente le maglie del credito. Soprattutto verso le aziende di minori dimensioni, il cui coefficiente di rischiosità è più elevato a parità di condizioni e per cui le regole di Basilea, tornate ormai a pieno regime, richiedono si accantoni una quantità di capitale prudenziale insostenibile per gli istituti finanziari.
Questo, insieme all’emergere di situazioni borderline nei bilanci delle aziende (altro fattore che mette in allarme le banche), ha generato un calo repentino delle erogazioni di credito bancarie garantite dal Fondo di Garanzia per le PMI (meno 35% a marzo 2023 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) e un significativo irrigidimento dei criteri per prestiti alle imprese nel primo trimestre, che è proseguito anche nei tre mesi successivi (indagine sul credito bancario della Banca D’Italia).
La domanda da parte delle imprese ha ovviamente segnato un calo, in quanto queste ormai hanno capito che ottenere credito dalle banche in questo contesto diventa molto più difficile.
Uno strumento al passo con i ritmi esponenziali di crescita di una startup: il caso di Walls, Novara
Per le aziende in forte crescita, il credito bancario spesso non è in grado di accompagnare uno sviluppo esponenziale, da startup. È il caso di Walls, fondata da Valentino Fantini nel 2014 “in un garage della provincia novarese” e che oggi ricopre il ruolo di direttore generale. “Siamo partiti come produttori di pannelli per costruzioni, per arrivare oggi a promuovere la realizzazione di edifici sostenibili, attraverso un processo di filiera innovativo e con un controllo qualità in ogni fase del progetto”. Nel 2022 l’azienda ha fatturato 2,7 milioni e mira a chiudere il 2023 a cinque milioni. Per far esplodere il mercato ha bisogno di finanza fresca ed efficiente. “Ovvero di finanza alternativa – chiosa Fantini – perché le banche hanno alcuni limiti e non riescono a seguire la crescita di un’azienda innovativa”. Nel fintech e nell’invoice trading Walls ha trovato il suo habitat finanziario ideale. “L’invoice trading è flessibile e rapido – dice Fantini –e la parte di smobilizzo del credito è molto interessante, perché ci consente in qualche modo di valutare anche i nostri clienti e ci ha aiutato a cambiare approccio: possiamo proporre una scadenza più agevole ai nostri clienti senza rischiare di avere problemi di liquidità”.
I clienti di Walls sono aziende edili, con fatturato dal milione ai 50 milioni, focalizzate su nuove costruzioni o sulla demolizione e ricostruzione di strutture esistenti. “In un settore – dice Fantini – costituito in prevalenza da microaziende e ditte individuali, che si rivolgono a squadre di operai su commessa, con processi farraginosi e poco efficienti, noi abbiamo cambiato prospettiva”. Con l’obiettivo di dare vita a un modello integrato di edilizia capace di rivoluzionare il settore. Walls fa quattro cose. La prima, costruire tutto ciò che è l’involucro edilizio, dal cappotto prefabbricato, ai monoblocchi per serramenti, alle pareti, i solai e le coperture. La seconda è acquistare e rivendere materiali isolanti, serramenti, oscuranti, cartongessi, pompe calore, sistemi di ventilazione meccanica e sistemi fotovoltaici. La terza azione è quella di “fornire sistemi organizzativi per ottimizzare il cantiere e quarta è fare comunicazione: l’edificio Walls, riconosciuto con il marchio W4HOUSE, infatti, è immediatamente riconoscibile come edificio a emissioni zero, atossico e sismo-resistente”.
Abohtech, l’azienda milanese che con il fintech ha trovato la liquidità che serve ad accorciare i cicli i pagamento
La flessibilità e la rapidità sono le due caratteristiche che hanno convinto anche l’azienda milanese Abohtech a usare finanza alternativa per accorciare i tempi di pagamento in una filiera in profonda crisi: quella delle componenti elettroniche che ha sperimentato un momento di chiusura dei porti e delle linee cinesi nonché il nuovo blocco generato dalla guerra ucraina. Celle di silicio, barre e lamiere di alluminio e altre materie prime richieste dal mercato, prodotti elettrici ed elettronici per la clientela professionale e privata, Abohtech le acquista all’ingrosso per i clienti garantendo la fornitura nei tempi richiesti.
Di recente si è anche specializzata nella ricerca e nella fornitura di componenti della filiera fotovoltaica: dalle celle di silicio monocristallino ai vetri per l’assemblamento del modulo, fino ai profili di alluminio anodizzato e il ribbon per elettrosaldare. “La crisi pandemica e quella ucraina hanno avuto effetti dirompenti sulle catene di fornitura e sulle modalità operative delle imprese – dice il manager Simone Rondi – I cicli di pagamento si sono allungati e invece noi abbiamo bisogno di liquidità in maniera costante. Noi ci occupiamo di fare scouting in Asia per le aziende italiane per reperire materie prime e componenti sempre più scarsi”.
L’invoice trading si è dimostrato subito uno strumento valido per il business di import export dell’azienda milanese: “Il ciclo del business è semplice: tramite la banca posso acquistare con la mia finanza o con quella del cliente che anticipa, ma finché non riesco a scaricare il portafoglio sono sempre vincolato alla consegna per l’incasso. L’invoice trading ci permette di superare quest’impasse: perché è flessibile, ovvero lo si usa al bisogno anche sulla singola fattura, e non esclude altri strumenti che possono essere impiegati in parallelo, offrendoci un contributo determinante alla gestione dell’operatività corrente”. E non solo. “Si tratta di uno strumento che si caratterizza per un’estrema velocità: in dieci giorni dal primo contatto siamo partiti con l’operatività e, in generale, quando decidiamo di usarlo per una fattura, in pochi giorni riusciamo a ottenere liquidità”.
Elastomers Union, la bolognese che produce gomma hi-tech, ha dribblato i rincari delle commodity grazie al fintech
L’invoice trading si è sposato bene anche con il business di Elastomers Union, azienda che ha fatturato 14 milioni nel 2021 e 24 milioni nel 2022 e che, a Bologna, produce mescole polimeriche a partire da fluoroelastomeri. Materiali che vengono utilizzati nelle guarnizioni nell’industria aerospaziale o meccanica, ma anche per costruire cinturini di orologi sportivi di alta gamma. “Lavoriamo su volumi piccoli con grossi margini – racconta il CFO Francesco Ciaccia – Il nostro è un prodotto a elevato contenuto di tecnologia e molto costoso, per cui richiede linee estremamente efficienti. Un punto di forza della produzione è la rapidità: sia nella produzione sia nella consegna”.
L’incontro con l’invoice trading è avvenuto per far fronte ai rincari delle materie prime. Il sistema ha funzionato immediatamente: “grazie ai clienti, che sono pagatori regolari – precisa Ciaccia – è stata impressionante la rapidità con cui il servizio è andato a regime. Con banche e società di factoring il processo è sempre stato molto più lungo e farraginoso. Anche a ridosso del Natale, siamo riusciti ad avere circa il 90% degli importi sul conto in una settimana, a un costo ragionevole”. L’invoice trading ha consentito di rendere più fluidi sia il processo di acquisto della materia prima dalle società che “le importano e le devono sdoganare, pagando anticipatamente, sia la riscossione anticipata delle fatture dei clienti che scadono a 90 giorni. Avere la cassa immediatamente è stato cruciale per gestire l’operatività in un momento di crisi economica”.
Il mercato del Supply Chain finance
Se il Covid e i lunghi mesi di lockdown con la necessità di operare in digitale hanno acceso la miccia della curiosità delle pmi verso le fintech, oggi il rapporto sembra consolidato e gli operatori digitali stanno sviluppando nuovi servizi e modalità utili a rispondere alle esigenze delle aziende. In particolare prendono forza le soluzioni alternative per finanziare il circolante, la cui versione digitale è l’invoice trading. Come rileva L’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano questo segmento vale 0,4 miliardi di euro nel mercato potenziale del credito di filiera italiano (che complessivamente vale nel 2022 tra 525 e i 585 miliardi): è ancora una nicchia (0,4 miliardi di euro), ma è quasi raddoppiato anno su anno (+90%).
I vantaggi per le imprese sono diversi, a partire dal fatto che si tratta di strumenti che non hanno impatto sulla posizione debitoria, alla possibilità di scaricare il rischio sul cessionario che acquista i crediti, alla velocità con cui il cedente ottiene liquidità, di prassi in 24-72 ore dal perfezionamento della cessione e molto in anticipo rispetto alla data di scadenza della fattura, monetizzando immediatamente fino al 95% del valore nominale. Le piattaforme offrono inoltre estrema flessibilità: le imprese decidono quando ricorrere alla cessione (anche su base “spot”) e quante e quali fatture cedere.
Rapidità, flessibilità e risorse per la crescita: le ragioni per cui le pmi scelgono l’invoice trading
L’invoice trading permette alle aziende cedenti di migliorare i flussi di cassa e regolarizzare il pagamento di dipendenti e fornitori e, in alcuni casi, di migliorare la posizione finanziaria netta e facilitare il rispetto di eventuali “covenant” bancari.
Se da un lato l’invoice trading è sicuramente di supporto ad aziende il cui fatturato è in calo per fattori esogeni al business e che quindi hanno difficoltà a ottenere prestiti bancari, è anche uno strumento che fa gioco anche alle imprese in accelerazione che hanno bisogno di ripartire con slancio, per esempio dopo un periodo di crisi, e che non trovano nel sistema creditizio tradizionale una risposta tempestiva. In questo caso la cassa ottenuta con l’invoice trading accompagna la crescita. Ed è una opportunità che gli imprenditori, come abbiamo visto, iniziano ad apprezzare.
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